Borlengo, dopo averlo scoperto, ecco la mia versione facile e leggera …
L’Italia, si sa, è il Paese delle mille differenze, dove nel giro di pochi chilometri cambiano i dialetti e dove, appena si cambia quartiere, cambiano pure le ricette. Certo, gli innumerevoli piatti tipici spesso hanno una provenienza ben precisa, che determina una zona molto vasta riconducibile ad una provincia o ad una regione. Ci sono però quelle specialità limitate solamente a un territorio ristrettissimo, fuori dal quale è difficile poterle assaggiare; e non perché non piacciano, anzi, ma perché saperle preparare è un’arte che viene bene solo ed esclusivamente in quei luoghi.
È il caso del borlengo modenese, orgoglio gastronomico della omonima zona pedecollinare, dove la pianura inizia a incresparsi prima di diventare l’Appennino vero e proprio. La zona tipica è Guiglia uno dei borghi al centro della “zona del borlengo”, che comprende i comuni della valle del fiume Panaro nella provincia di Modena: Vignola, Marano, Savignano e Zocca.
Di fatto si tratta di una cialda molto sottile e croccante, una sorta di crepes, ancora più friabile, che viene realizzata a partire da un impasto detto “colla” fatto solo di acqua, farina e sale, con la possibile aggiunta di uovo. Di forma rotonda, questa cialda ottenuta dopo una breve cottura dell’impasto, viene poi condita con la cosiddetta cunza (che in dialetto modenese significa “riempimento”), ovvero un battuto di pancetta, lardo, aglio e rosmarino, detto anche pesto modenese. Il borlengo viene poi piegato in quattro e consumato senza l’uso di posate.
C’è però una vera “burla” tra le storie sull’origine del borlengo, ed è quella di cui sarebbe stata vittima una massaia, alla quale per scherzo qualcuno avrebbe allungato con troppa acqua l’impasto pronto per realizzare le tigelle. Senza perdersi d’animo e non potendo permettersi di buttare l’impasto, la donna avrebbe allora ricavato con abilità questa sottile sfoglia friabile.
Il borlengo è un cibo che rappresenta in modo perfetto il concetto di “cucina povera”, con i suoi ingredienti essenziali utilizzati in quantità molto limitate, ma io voglio proporvi questa ricetta alleggerita e in tema con l’arrivo dell’estate e delle belle giornate che ci fanno venire voglia di stare all’aria aperta e goderci il sole e la natura che ci circonda.
Fondamentale la scelta degli ingredienti come un olio evo a bassa acidità fruttato e leggero d’oliva come l’olio Sagra, così fragrante e profumato che ne esalterà il sapore. Un olio consigliato per una cucina sana e saporita.
A volte basta poco …con un filo d’olio buono, qualche gambero, fiocchi di ricotta fresca e fiori di zucca metto in tavola la felicita!!!
Borlengo con gamberi e fiori di zucca farciti
La lista della spesa per 4 persone:
Per l’impasto:
- 125 gr di farina 0
- Circa mezzo litro di acqua fredda
- un pizzico di sale
- 1 uovo (facoltativo)
Per farcire:
- 200 gr di ricotta fresca
- 8 gamberi
- 4 asparagi
- 4 fiori di zucca
- Olio Sagra a bassa acidità q.b.
- Sale e pepe q.b.
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Come si fa.
Rompete l’uovo in una ciotola, aggiungete circa metà dell’acqua e mescolate con una frusta. In un colpo solo, aggiungete la farina mescolando, quindi aggiungete la restante acqua. L’impasto dovrà risultare molto fluido e liscio. Fate riposare in frigorifero un’ ora.
In un padellino antiaderente, fate cuocere i borlenghi a fuoco basso fino a colorazione (calcolate un mescolino di impasto a borlengo).
Fate cuocere velocemente e a fiamma media anche i gamberi. Tenetene la metà da parte che serviranno per la decorazione e tagliate a dadini i rimanenti. Aggiungete ai gamberi sminuzzati la ricotta, un filo d’olio a crudo, sale e pepe q.b..
Farcite i fiori di zucca (dopo aver tolto il pistillo al centro) con la ricotta. Adagiate quest’ultimi sui borlenghi e completate con gli asparagi e il gambero intero, quindi chiudete il borlengo intorno al fiore e buon appetito!
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